EP.11 • CAROLINA ISELLA

Carolina Isella classe ‘96, milanese di nascita e torinese d’adozione. Fa tanti lavori nella vita e ha diverse passioni, e in entrambi i casi non mancano mai i viaggi, la creatività e la natura. Lavora infatti come fotografa e coordina viaggi in tutto il mondo con sivola.it, ormai conosce meglio l’Islanda e il Giappone rispetto a casa sua. Quando le si propone un viaggio, meglio ci sia qualche trekking e vi dirà sempre di sì.

Sappiamo che ad oggi viaggi e scatti per lavoro, ma, sapresti dirci se-come-quando è nato prima il tuo amore per il viaggio o per la fotografia?

Difficile dire quale sia arrivata prima, perché per entrambe le passioni credo che, inconsapevolmente fin da piccina, le abbia avute dentro. Ma se dovessi sceglierne una, molto probabilmente direi il viaggio. Il viaggio perché l’ho vissuto per più tempo, considerate che il mio primissimo viaggio è stato quando avevo 18 mesi alle Maldive (sì, avete letto bene) e da lì è solo stato un crescendo, grazie mà, grazie pà. Il colpo di fulmine per il viaggio è stato nel 2017, quando feci un viaggio in solitaria nel Sud Est Asiatico con uno zaino in spalla e non tanta organizzazione. Ma è stato proprio questo seguire il flusso che mi ha fatto capire tante cose.

Guardando l’insieme dei tuoi viaggi credo sia possibile suddividerli in tre categorie: viaggi di lavoro come accompagnatrice, viaggi personali di piacere e viaggi a scopo sociale. Riesci a dirci come cambi in queste tue diverse vesti e contesti?

Sì, pensandoci ci sono dei piccoli comportamenti che cambiano in base al viaggio che intraprendo. Nei viaggi di gruppo, essendo il punto di riferimento delle ragazze e dei ragazzi, sono molto organizzata e spesso col telefono in mano per capire gli spostamenti, le prenotazioni e tutto ciò che concerne un viaggio di questo tipo. Al contrario nei miei viaggi personali, tendo a non organizzare molto, vedi viaggio in Hokkaido poco più sotto. Lo faccio per vivere maggiormente la quotidianità del paese, per viverlo con più calma e seguendo i ritmi del mio corpo e, per quanto possibile, il telefono tendo a scordarlo. Infine per i viaggi a scopo sociale è un po’ un mix, perché spesso non organizzo io le giornate ma ho comunque un lavoro da fare, quindi so le tempistiche e cosa devo fare.

Vorrei parlare di responsabilità duranti i viaggi: mi viene in mente la responsabilità di accompagnare diversi gruppi di persone in giro per il mondo, penso alla responsabilità di rispettare i luoghi e gli abitanti dei paesi, e penso infine anche alla responsabilità di scegliere o meno di scattare e documentare alcune situazioni che vedi. Come ti senti in queste diverse sfumature di responsabilità che ti trovi, immagino molto spesso, a toccare?

La responsabilità è la principale parola che più pronuncio quando mi dicono “Ma sei sempre in giro e sei sempre in vacanza”. Capiamo bene che avere a seguito un gruppo di circa 15 persone è già una grande responsabilità di per sé e il nostro lavoro di coordinatori ne raccoglie tantissime. Hai ben citato il rispetto per i luoghi e per le persone che sono una di quelle cose che più mi stanno a cuore e che mi piace trasmettere alle persone. Ciò che tendo a fare è provare a spiegare il contesto in cui ci troviamo e a capire il motivo per cui va preservato quell’ambiente. In più un’azione che fa capire ancora di più un luogo è il contatto con i locals, i quali devono fidarsi di noi e capire che siamo dei viaggiatori, degli esploratori e non i vacanzieri della domenica, con tutto il rispetto per loro. Quindi un sorriso, un saluto, scambiare due parole fanno sì che si riesca poi a ricevere quel sì per scattare una fotografia, per entrare nel loro posto e poter avere una conversazione ponendo anche domande un po’ più intime. E poi, diciamocelo, interagendo si avranno anche quei momenti difficili da dimenticare e belli da raccontare a casa.

Tell us a bit about your trip to Hokkaido, you left for fun to go to a very special place, how did you organise it? Why did you choose this destination?

Come accennavo un po’ più su, il viaggio in Hokkaido non è stato troppo organizzato. Io e Filippo ci siamo ritrovati in Hokkaido dopo i nostri viaggi di lavoro in Asia e per comodità abbiamo scelto il nord del Giappone per ritrovarci. La scelta è stata quindi dettata dalla vicinanza per entrambi, io mi trovavo in Vietnam e Filippo era già in Giappone (Tokyo e dintorni), e perché ci sarebbe piaciuto andare in un posto con la neve. E quale posto migliore se non l’Hokkaido dove dicono esserci una delle nevi più incredibili al mondo? Possiamo confermare essere così pazzesca. Siamo stati principalmente al sud dell’isola, tra Hakodate e Sapporo andando a sciare a Niseko, uno dei luoghi più ambiti per chi ama gli sport invernali. Il tutto solo ed esclusivamente con i treni locali, che sono di un'efficienza immane in Giappone e confermiamo esserlo anche con la neve.

Anche dalle foto capiamo che il meteo era particolarmente complesso, come ve la siete cavata? Quale è l’effettiva differenza del viaggiare in grandi città o scegliere aree più remote e poco abitate?

Nonostante l’efficienza dei mezzi giapponesi, una sera dopo i giorni di sciate, a causa della troppa neve sono stati cancellati tutti i treni che ci avrebbero riportato in città. Eravamo nella piccola stazione di Otaru, a 1 oretta da Sapporo, la nostra destinazione finale, e qui sono venuti fuori i nostri lati da coordinatori che per un po’ avevamo messo in pausa. Ci siamo quindi messi a chiedere ai passanti, in qualche maniera particolare perché non sanno l’inglese i giapponesi, se qualcuno ci potesse portare in macchina fino in città. Alla fine, dopo che abbiamo girato la cittadina per ore e fatto team con dei ragazzi indiani e cinesi, siamo riusciti a trovare una macchina che ci portasse a “casa”. Quindi sicuramente viaggiare nelle grandi città ti permette di essere più sereni in queste situazioni, in quanto le strade sono più agibili e un posto letto lo si trova più facilmente. Nelle aree più remote, invece, la disponibilità di un alloggio è molto ridotta e i giapponesi, timidi quali sono, è difficile che ti ospitino in casa o ti aiutino. Ma con un po’ di tenacia, l’eccezione si trova.

Ti va, infine, di indicarci qualche brano musicale che colleghi a dei viaggi specifici?

Se potessi vivere la vita con delle canzoni come colonne sonore, ci vivrei. Una fra tutte, forse davvero la mia preferita in assoluto, è “Glimpse of us” di Joji, chi ha viaggiato con me sa che la metto sempre in Islanda in dei punti precisi dell’isola. L'intramontabile “Sky and Sand” di Paul Kalkbrenner è sempre presente in ogni mio viaggio, che sia in van tra luoghi sperduti o che sia in cima su un monte. Un altro pezzo immancabile è “ABC” di Guitarricadelafuente, con un clima un po’ più caldo e che ogni volta che lo ascolto penso al viaggio a Madeira del 2021 con Filippo. Credo di essere abbastanza romantica e metto spesso pezzi riflessivi, ma credo che la musica faccia gran parte di un viaggio e se ti ritrovi con un paesaggio immenso davanti a te, ci vuole sempre la musica giusta.

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